L’assemblea dei sindaci Aica ha deciso: aumento del 5,40% nelle bollette idriche. Scopri quali Comuni hanno detto sì e cosa succede ora.
Aumento bollette Aica 2025: cosa cambia davvero per i cittadini?
Scatterà nei prossimi mesi un aumento del 5,40% nelle bollette dell’acqua per migliaia di famiglie agrigentine. La decisione è stata presa dall’assemblea dei sindaci Aica, che ha scelto questa soluzione per evitare conseguenze ancora più gravi: trasferire i debiti della società consortile sui Comuni o subire aumenti tariffari imposti direttamente da Arera.
I Comuni che hanno votato a favore dell’aumento bollette Aica
I sindaci dei seguenti Comuni hanno espresso voto favorevole all’aumento bollette Aica:
Agrigento, Alessandria della Rocca, Bivona, Calamonaci, Caltabellotta, Cammarata, Campobello di Licata, Canicattì, Comitini, Favara, Grotte, Joppolo Giancaxio, Montallegro, Montevago, Palma di Montechiaro, Raffadali, Ravanusa, Realmonte, Sambuca di Sicilia, San Biagio Platani, San Giovanni Gemini, Santo Stefano Quisquina, Sciacca, Siculiana.
Secondo quanto dichiarato dai sindaci, questa “scelta difficile” è stata presa per proteggere i cittadini da danni economici ancora maggiori e per salvare Aica dal rischio di collasso finanziario.
Perché è stato approvato l’aumento delle tariffe idriche?
Evitare il dissesto dei Comuni
Secondo i primi cittadini, l’aumento bollette Aica è un “male minore” rispetto a scenari peggiori:
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aumenti superiori al 10% imposti da Arera,
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riduzioni nei servizi idrici,
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trasferimento dei debiti Aica ai bilanci comunali,
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rischio di dissesto per molti enti locali.
Una crisi idrica senza precedenti
I sindaci sottolineano che molti cittadini della provincia di Agrigento hanno vissuto turni idrici irregolari persino in inverno. “Dobbiamo dare risposte concrete – affermano – a chi è esasperato da mesi senza acqua e ora dovrà pagare una bolletta più cara, anche se di poco”.
Prossime mosse: riformare Aica?
Durante la conferenza stampa prevista nei prossimi giorni, i sindaci discuteranno anche dell’ipotesi di azzerare gli attuali vertici della società consortile. Una spaccatura interna, legata anche alla riduzione del diritto di voto ai Comuni morosi, potrebbe aprire a nuovi equilibri gestionali.