Si allargherebbe l’inchiesta della Procura di Palermo sui presunti episodi di corruzione e turbativa d’asta che avrebbero coinvolto figure di primo piano della politica siciliana.
Oltre ai 18 indagati per i quali sarebbe stata chiesta la misura degli arresti domiciliari — tra cui l’ex presidente della Regione Salvatore “Totò” Cuffaro, il deputato nazionale Saverio Romano e il capogruppo della Democrazia Cristiana all’Ars Carmelo Pace — emergerebbero adesso altri due nomi eccellenti.
Tra questi figurerebbero Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale del Dipartimento della Famiglia e delle Politiche Sociali della Regione Siciliana — già coinvolta nella vicenda dei presunti dati falsati sui contagi durante la pandemia — e un ufficiale dei carabinieri, in servizio presso il Comando Legione di Palermo.
Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, il militare avrebbe avvisato Cuffaro e Pace dell’esistenza di indagini a loro carico, violando la riservatezza delle attività investigative.
La dirigente Di Liberti, invece, avrebbe fornito documentazione riservata riguardante bandi e procedure del suo dipartimento all’ex governatore e a Vito Raso, storico collaboratore di Cuffaro e segretario particolare dell’assessorato regionale alle Politiche sociali, anche lui indagato.
Tale documentazione, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe poi stata utilizzata per favorire alcune imprese interessate alle gare pubbliche.
L’indagine, coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e condotta dai carabinieri del Ros, avrebbe portato il numero complessivo degli indagati a venti.
L’inchiesta, che scuoterebbe il panorama politico regionale, trarrebbe origine da accertamenti avviati nel 2023 sul servizio di trasporto pubblico — in particolare quello gestito dalla Sais — nell’ambito dei quali sarebbero emerse anche intercettazioni che coinvolgerebbero Giuseppe Cuffaro, fratello dell’ex governatore e amministratore unico della Cuffaro Tours srl.