Raid di rapine tra Palma, Licata e Camastra: due Giovani a Processo

PALMA DI MONTECHIARO – Terrore e violenza tra Palma di Montechiaro, Camastra e Licata. Sei rapine a mano armata, due furti e una scia di aggressioni consumate nel giro di poche ore, con vittime minacciate e in alcuni casi picchiate brutalmente. È questo il quadro dell’accusa che ha portato Antonino Incardona, 28 anni, e Salvatore Provenzani, 21 anni, entrambi di Palma di Montechiaro, davanti alla giustizia. Gli episodi risalgono al 3 dicembre 2022. I due malviventi, secondo le indagini, avrebbero agito utilizzando una motocicletta e indossando caschi integrali per non farsi riconoscere. Puntavano a bar, ristoranti, negozi e distributori di carburante, presi d’assalto con modalità violente e fulminee. Il primo colpo avviene in una ferramenta di Palma di Montechiaro, dove il titolare viene minacciato con una pistola – “Levati di davanti che ti sparo!” – e poi colpito con il calcio dell’arma. Il tentativo di rapina, tuttavia, fallisce. Pochi minuti dopo, il secondo attacco: un distributore di carburante, sempre a Palma. Qui i due riescono a sottrarre 60 euro, minacciando un dipendente con la pistola. Non soddisfatti, percorrono poche centinaia di metri e colpiscono un altro distributore, rapinando 350 euro con lo stesso modus operandi. La scia di rapine prosegue con due bar tra Palma e Camastra, dai quali riescono a sottrarre 200 euro ciascuno. L’ultima rapina avviene in un panificio di Palma di Montechiaro: la pistola viene puntata contro un dipendente, costretto a consegnare 200 euro. Oltre alle rapine, la coppia si sarebbe resa responsabile di due furti a Licata, nella zona di Torre di Gaffe. In un bar e in un ristorante, dopo aver forzato la saracinesca, i ladri si impossessano di bottiglie di vino, pacchi di caramelle e monete. Nonostante il numero di colpi messi a segno, il bottino complessivo ammonta a poche centinaia di euro. Le indagini, inizialmente rese difficili dalla rapidità dei raid e dall’uso di caschi per nascondere il volto, hanno portato a una svolta grazie alle telecamere di video sorveglianza. Alcuni fotogrammi hanno infatti immortalato la targa della motocicletta utilizzata per i colpi, risultata intestata a uno degli indagati. Interrogato dalla polizia, il giovane ha dichiarato di non utilizzare il mezzo da tempo, sostenendo che la targa gli fosse stata rubata. Tuttavia, la stessa è stata ritrovata nell’abitazione del presunto complice, smontata e nascosta. Il pubblico ministero della Procura di Agrigento, Giulia Sbocchia, ha chiesto il rinvio a giudizio per i due imputati, difesi dagli avvocati Giuseppe Vinciguerra e Rosario Maria Prudenti. Entrambi, rimasti liberi nel corso delle indagini, hanno optato per il giudizio abbreviato, che consente uno sconto di pena in caso di condanna. Il giudice per l’udienza preliminare Micaela Raimondo ha fissato per il 19 febbraio la requisitoria del pubblico ministero. Un processo che dovrà chiarire ogni aspetto della vicenda e stabilire le responsabilità dei due giovani, accusati di aver seminato il panico con una serie di colpi tanto violenti quanto poco redditizi.

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