Regione Siciliana, centrodestra a pezzi: affonda la riforma delle partecipate

Regione Siciliana (ARS): affossata la riforma sui compensi dei vertici delle società partecipate. L’opposizione esulta, il centrodestra sprofonda tra spaccature e accuse…

Clamoroso stop in Aula per il centrodestra siciliano: la Regione Siciliana (ARS) ha bocciato, con voto segreto, l’articolo cardine della riforma sulle società partecipate, facendo saltare la rimodulazione dei compensi per i loro vertici. Un duro colpo per la maggioranza, che esce spaccata e delegittimata.

Il colpo di grazia è arrivato dall’emendamento soppressivo del capogruppo M5s Antonio De Luca, approvato con 39 voti favorevoli e appena 16 contrari. I franchi tiratori interni alla coalizione di governo hanno fatto la differenza: su 33 presenti del centrodestra, uno (Gianfranco Miccichè) aveva già annunciato voto contrario.

Dagnino resta solo

A difendere la riforma in Aula è stato l’assessore all’Economia Alessandro Dagnino, nonostante la freddezza del presidente Renato Schifani. Dagnino ha insistito sulla natura invariata dei costi del provvedimento, spiegando: «C’è una rimodulazione che prevede addirittura una riduzione dei compensi per chi non ha deleghe operative. Una riforma che parte da un punto di vista meritocratico, per consentire ai cittadini di beneficiare di un miglioramento dei servizi».

I commenti dalle opposizioni

Ma le opposizioni hanno fatto fronte comune per far cadere il ddl. Esulta De Luca (M5s):
«Maggioranza in frantumi e ridicolizzata da se stessa, dalle sue divisioni, dalla sua incapacità di avere una visione comune e dalla sua superbia. Una superbia che l’ha portata a presentare un ddl di aumento dei compensi delle Partecipate mentre i siciliani muoiono di fame».

Dello stesso tenore il commento del capogruppo del Pd, Michele Catanzaro: «Abbiamo impedito una vergogna. La Sicilia affonda tra conti pubblici in rosso, sanità allo sbando, siccità. Eppure per il governo e la maggioranza qual è la priorità? Aumentare gli stipendi dei vertici delle partecipate!».

Infine, il leader di Controcorrente, Ismaele La Vardera, definisce il ddl assurdo e anacronistico: «Oggi con la bocciatura di questo ddl, che prevedeva aumenti per i dirigenti delle partecipate, a vincere sono stati i siciliani. Niente regalo ai trombati della politica. La maggioranza è andata in frantumi, ridicolizzata dal voto segreto che abbiamo chiesto noi».

Il provvedimento prevedeva un nuovo sistema retributivo: taglio alla parte fissa (attualmente i presidenti percepiscono circa 35 mila euro annui) e introduzione di due componenti variabili. Se approvata, la riforma avrebbe potuto far lievitare gli stipendi fino a 120 mila euro. Ma l’aula ha detto no. E con un risultato che fa tremare la maggioranza.

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