Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Palermo, Carmen Salustro, nell’ambito della delicata inchiesta che ipotizza un giro di estorsioni mafiose compiute tra Licata e Agrigento, ha disposto il rinvio a giudizio di Rita Nogara 51 anni moglie e presunta prestanome di Angelo Stracuzzi e Giuseppe Pullara 76 anni, imprenditore di Favara.
La prima udienza del processo a loro carico si celebrerà il prossimo 19 febbraio davanti i giudici del tribunale di Agrigento.
La posizione di Angelo Stracuzzi – personaggio chiave dell’intera indagine – che è stata separata dalle altre, verrà discussa nuovamente il 15 aprile. Infatti è prevista per l’11 dicembre prossimo, la decisione della Tunisia, riguardo l’estradizione, richiesta dalle autorità Italiane. Proprio in Tunisia, l’imprenditore licatese, venne catturato lo scorso agosto dopo una breve latitanza.
L’inchiesta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia con il procuratore aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Claudio Camilleri e Francesca Dessì, ruota attorno alla figura di Stracuzzi. Quest’ultimo, presumono gli inquirenti, con lo scopo di sottrarsi da eventuali provvedimenti di sequestro, avrebbe messo in atto una serie di sotterfugi finanziari, nonché di estorsioni e turbata libertà degli incanti al fine di agevolare la Stidda agrigentina.
A Stracuzzi vengono contestate due estorsioni: una in concorso col Pullara ai danni di una ditta impegnata nella gestione dei rifiuti e l’altra, questa volta in concorso con lo stiddaro Giuseppe Chiazza, Giuseppe Manazza e Rosario Patti (giudicati separatamente), relativa ad alcuni terreni in contrada Mola Cotugno a Licata.
Sempre a Stracuzzi, in concorso con la moglie Rita Giovanna Nogara, viene inoltre contestato il reato di trasferimento fraudolento di valori.
Secondo gli inquirenti, infatti, avrebbe usato la coniuge come prestanome per evitare (senza successo) il sequestro di beni a lui riconducibili. E, nello specifico, le quote sociali della “Savap tecnologie srl”, della “Ortoplast srl”, della “Giò srl”; della “Madreterra srl”.