Porto di San Leone: il mare si ritira, le polemiche avanzano
Il porto di San Leone, cuore pulsante della nautica agrigentina, si trova nuovamente al centro di una tempesta. Non si tratta di onde impetuose o di venti burrascosi, ma di un problema che da tempo insidia le sue acque: l’insabbiamento progressivo dell’imboccatura portuale. Un fenomeno che ha raggiunto livelli critici, portando le autorità marittime a imporre il divieto di transito per alcune tipologie di unità navali, in determinate zone dello scalo.
Un problema annunciato
Non si può dire che sia una sorpresa. Il fenomeno dell’accumulo di sabbia nella bocca del porto è una questione ciclica che si ripresenta puntualmente, tanto da sembrare ormai un rituale sgradito per diportisti e pescatori. Le più recenti rilevazioni della Capitaneria di Porto di Porto Empedocle hanno confermato ciò che già si temeva: la profondità dei fondali è drasticamente ridotta, rendendo il transito di imbarcazioni un’operazione rischiosa.
Di fronte a questa evidenza, è scattata l’Ordinanza n. 2/2025, firmata il 27 gennaio 2025, che vieta il transito delle unità navali nell’area più insabbiata del porto. Non è la prima volta che si verifica una situazione simile: già nel 2014, con l’Ordinanza n. 18/2014, si era dovuto interdire l’accesso a causa dell’innalzamento dei fondali.
Le disposizioni attuali impongono velocità minime e la massima attenzione per chiunque osi avventurarsi tra le acque ridotte di un porto che, sempre più spesso, sembra comportarsi come una laguna in formazione piuttosto che come uno scalo turistico funzionante.
Il grido d’allarme della comunità
Tra i diportisti, gli operatori turistici e gli appassionati di mare, il malumore è palpabile. “Non è possibile che ogni anno ci troviamo a fare i conti con lo stesso problema!”, lamenta un proprietario di barca a vela, costretto a cercare ormeggio altrove. “San Leone dovrebbe essere il fiore all’occhiello della costa agrigentina, ma sembra che nessuno voglia investire seriamente nella sua manutenzione”.
Gli operatori turistici temono che l’interdizione possa avere ripercussioni pesanti con l’arrivo della bella stagione. “Senza un porto accessibile, i diportisti andranno altrove, con tutto ciò che ne consegue per l’economia locale”, afferma un albergatore della zona. “È impensabile che una destinazione come San Leone non abbia un porto pienamente operativo in vista dell’estate”.
Le istituzioni alla prova dei fatti
Se da un lato la comunità locale chiede soluzioni rapide, dall’altro le istituzioni devono fare i conti con iter burocratici e risorse limitate. Secondo alcune indiscrezioni, sarebbero già in corso valutazioni per un intervento straordinario di dragaggio, ma non vi sono ancora certezze sui tempi e sulle modalità di attuazione.
Il sindaco di Agrigento, Francesco Miccichè, ha dichiarato: “Stiamo dialogando con la Regione Sicilia per ottenere i fondi necessari a un intervento tempestivo. Il porto di San Leone è una risorsa preziosa per il turismo e la comunità, non possiamo permetterci di lasciarlo in queste condizioni”.
Nel frattempo, la Capitaneria di Porto di Porto Empedocle continua il monitoraggio dell’area e invita i naviganti alla massima prudenza. “Stiamo facendo il possibile per garantire la sicurezza della navigazione, ma senza interventi strutturali il problema si ripresenterà puntualmente”, afferma il comandante Giovanni Russo.
Uno snodo cruciale per il futuro del porto
L’interdizione al transito delle unità navali nel porto di San Leone non è solo un problema tecnico o logistico. È un simbolo di una questione più ampia che riguarda la gestione e la valorizzazione di una risorsa fondamentale per l’economia e il turismo locale. Se il mare sta riducendo i suoi spazi navigabili, la speranza è che la volontà politica e amministrativa riesca finalmente a espandere gli orizzonti delle soluzioni.
Nel frattempo, il porto di San Leone resta a guardare, con le sue acque sempre più basse e le sue barche sempre più lontane. Ma per quanto ancora?