Capizzi, il 16enne ucciso per errore: prima del delitto minacce e rancori. Fermati tre uomini

CAPIZZI (MESSINA) – Si è trasformata in tragedia una storia di rancori giovanili e vendette personali. A Capizzi, un piccolo centro dei Nebrodi, un ragazzo di 16 anni, Giuseppe Di Dio, è stato ucciso da un colpo di pistola sparato in strada nella tarda serata di sabato. Il proiettile lo ha raggiunto al collo, mentre si trovava davanti a un bar di via Roma insieme ad altri coetanei.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, il presunto autore – un giovane del posto – era arrivato nel paese a bordo di una Fiat Punto insieme al padre e al fratello. Cercava un coetaneo con cui, due settimane fa, aveva avuto una discussione degenerata in minacce e culminata in una denuncia. “Dov’è? Dov’è?”, avrebbe urlato più volte il ragazzo armato, ripetendo il nome del suo presunto rivale. Davanti alla risposta dei presenti – “Non lo sappiamo” – ha aperto il fuoco all’impazzata, sparando quattro colpi tra terra, aria e altezza d’uomo.

Uno dei proiettili ha centrato Giuseppe Di Dio, estraneo alla vicenda. Inutile la corsa verso la guardia medica: il ragazzo è morto poco dopo.

Le tensioni e i precedenti

Le tensioni tra i due giovani andavano avanti da tempo. Gli inquirenti parlano di “piccole discussioni” ma ammettono che i rapporti si erano fatti sempre più tesi. Il fermato e suo fratello erano già noti alle forze dell’ordine: in passato avevano dato fuoco alla porta della caserma dei carabinieri di Capizzi, scavalcando la recinzione e danneggiando un’auto di servizio.

Il sindaco di Capizzi, Leonardo Giuseppe Principato Trosso, ha riferito che pochi giorni prima del delitto i due fratelli erano stati perquisiti perché sospettati di detenere armi. È probabile che la pistola usata sabato – con matricola abrasa – fosse la stessa. L’arma è stata ritrovata lungo la strada, abbandonata poco dopo la sparatoria.

Le indagini

Il procedimento è coordinato dalla Procura di Enna, guidata da Ennio Petrigni, che ha disposto il fermo dei tre uomini. Le accuse sono pesantissime: omicidio volontario, tentato omicidio, detenzione abusiva di armi, lesioni personali e ricettazione.
Nelle prossime ore i fermati saranno ascoltati dal giudice per le indagini preliminari.

L’intera comunità di Capizzi, poco meno di tremila abitanti, è sotto shock per una tragedia che ha tolto la vita a un ragazzo descritto da tutti come tranquillo e appassionato di sport.

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