Ancora uno stop per il ritorno alle elezioni dirette delle ex province in Sicilia. La Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera, guidata da Mauro Rotelli (Fratelli d’Italia), ha dichiarato inammissibili quattro emendamenti siciliani presentati per derogare alla legge Delrio. Questa decisione rende quasi certa la scelta delle elezioni di secondo livello, aggravando le tensioni interne alla coalizione di centrodestra.
I tentativi respinti includevano proposte avanzate da Lega, Forza Italia, Sud Chiama Nord e Noi Moderati. La Commissione Bilancio, presieduta dall’azzurro Giuseppe Mangialavori, aveva dato parere favorevole, ma la decisione finale di FdI ha chiuso ogni possibilità di discussione.
Dietro questa strategia c’è l’intenzione del partito guidato da Giorgia Meloni di mantenere il calendario elettorale nazionale allineato con l’idea di un election day generale nel 2027, una scelta che massimizzerebbe i risultati elettorali a favore della maggioranza relativa nazionale.
Anthony Barbagallo, segretario regionale del Pd, critica aspramente il centrodestra, definendolo responsabile di un «gioco sulla pelle dei siciliani» e sollecita il presidente Schifani a convocare immediatamente le elezioni di secondo grado. Simili critiche arrivano anche dalla senatrice di Italia Viva, Dafne Musolino, che denuncia il continuo tira e molla politico tra Palermo e Roma.
Nel centrodestra cresce il rischio di frammentazione: i partiti locali già valutano strategie indipendenti per le elezioni indirette. La questione potrebbe esplodere in un vertice di coalizione in cui le nomine rischiano di diventare un terreno di forte scontro politico.
