Un angolo di storia incastonato nel mare di licata, tra reperti archeologici, antiche leggende e naufragi documentati. A pochi metri dalla costa, lambito dalle acque cristalline del Mediterraneo, l’isolotto di San Nicola – conosciuto anche come Rocca di San Nicola – è un piccolo scrigno di storia e mistero che attende di essere scoperto da chi visita Licata, in provincia di Agrigento. Questo affascinante lembo di terra, un tempo collegato alla costa da una sottile striscia di terra oggi sommersa, è raggiungibile a nuoto, in barca o persino a piedi nei periodi di bassa marea. Situato di fronte alla spiaggia della Rocca di San Nicola e del Pisciotto, offre un paesaggio mozzafiato e racchiude nel suo perimetro un patrimonio storico e archeologico di grande valore.
Un’Isola di Storia e Reperti Archeologici
L’isolotto, accessibile solo dal lato nord (mentre gli altri versanti precipitano ripidi nel mare), è un autentico testimone della storia. Tra le sue rocce si trovano incisioni di croci, cisterne scavate nella pietra, frammenti ceramici di epoca tardo-romana e i resti di un’antica chiesa. Non è raro imbattersi in testimonianze storiche sia sulla terraferma che sotto la superficie dell’acqua, dove si trovano reperti di imbarcazioni naufragate nei secoli, un segno tangibile delle difficoltà incontrate dai marinai in questa zona insidiosa. Infatti, una secca sommersa, invisibile ai più, ha causato numerosi naufragi nel corso della storia, facendo dell’isolotto un vero e proprio archivio archeologico sommerso. Il più “recente” di questi incidenti risale al 29 settembre 1833, quando la piccola imbarcazione mercantile “La Pace“, battente bandiera inglese, finì la sua rotta sugli scogli della Rocca di San Nicola. A bordo trasportava vino e olio, ma non riuscì mai a raggiungere la destinazione.
L’Antica Chiesetta Scomparsa nel Tempo
L’isolotto è noto anche per un altro mistero: i resti della sua antica chiesetta. Dedicata a San Nicola, protettore dei marinai, l’”ecclesia Sancti Nicolai de Insula” esisteva già nel 1252, come attestato da un antico documento vescovile. Il vescovo di Agrigento, Rainaldo d’Acquaviva, affidò allora a frate Silvestro d’Agrigento la costruzione della chiesa e del monastero di San Leonardo sulla terraferma, proprio perché il religioso aveva già dimostrato la sua abilità nella costruzione dell’edificio sacro sull’isolotto. Tuttavia, quanto tempo è sopravvissuta la chiesa alle intemperie e ai venti impetuosi del Mediterraneo? La risposta ci arriva dallo storico siciliano Tommaso Fazello, che nel 1554 esplorò il territorio e annotò nel suo libro “De rebus Siculis” che già allora la chiesetta era ridotta in rovina, al punto che non era più distinguibile dai resti di antiche abitazioni. Di conseguenza, i frati che un tempo abitavano l’isolotto lo abbandonarono almeno cinque secoli fa, molto prima di quanto spesso si racconta nelle escursioni turistiche.
Un Tesoro di Storia tra le Onde
Altri viaggiatori e studiosi, nei secoli successivi, continuarono a citare l’isolotto di San Nicola nelle loro opere. Nel 1709, il gesuita Giovanni Andrea Massa descrisse l’isola come un “enorme sasso di 200 passi di perimetro”, ancora con tracce di antiche abitazioni. Ma la storia dell’isolotto non si ferma al passato remoto: nel 1887, gli ultimi uomini a risiedere stabilmente sulla Rocca di San Nicola furono i membri della Brigata di Mare, un corpo di sorveglianza costiero guidato dal brigadiere Alberto Mucchiari. Per le riparazioni della loro base furono stanziate 58,65 lire dall’Intendenza di Finanza, un documento inedito che testimonia l’ultimo utilizzo dell’isolotto da parte dell’uomo. Oggi, la Rocca di San Nicola si erge silenziosa tra le onde, custode di segreti, naufragi e memorie di un passato affascinante. Visitandola, si può ancora percepire la storia scolpita nella sua roccia, tra i resti di un’epoca lontana e le acque che ne hanno plasmato numerosi destini.