W la mamma!

Si sa, di mamma ce n’è una sola e guai a chi ce la tocca. Forse anche per questo l’Onorevole Auteri è andato su tutte le furie quando il suo collega La Vardera ha provato a far luce su alcuni finanziamenti ricevuti dall’Associazione riconducibile alla madre del deputato siracusano. Ma al di là dei fatti specifici, sui quali ci auguriamo che chi di competenza possa fare al più presto chiarezza, gli accadimenti degli ultimi giorni rimandano alla memoria i temi dell’impolverata questione morale.

Era il 28 luglio 1981 quando Enrico Berlinguer, rilasciando un’intervista, in seguito divenuta celebre, lanciò, durante la piena vigenza del “Manuale Cencelli”, un grido di allarme “i partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi più disparati, più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa è ormai conformata su questo modello e non sono più organizzazioni del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa; sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un boss e dei sotto-boss… i partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni “.

Queste parole sembrano insieme attuali e lontanissime, portatrici di un nucleo di valori dal fascino retro’. Dobbiamo dircelo, viviamo nella patria di Machiavelli che per primo riconobbe le ragioni proprie della politica, distinte dalle false coperture moralistiche.
Forse anche per questo siamo in parte inclini ad un uso della politica “pro domo nostra”.
In verità, avrebbe dovuto essere il fine ultimo a giustificare la condotta del Principe: i mezzi spregiudicati, la capacità di simulare e dissimulare, di usare la golpe ed il lione, dovevano pur essere messi a servizio di un fine eticamente valido, il bene dello Stato, e non del potere fine a se stesso. Oggi siamo su tutt’altro piano.

Appartiene al nostro principe la convinzione che il potere politico possa prevaricare giustizia, garanzie e regole pur di raggiungere tornaconti personali o, al più, di lobby, sempre che gli interessi esponenziali della cricca finiscano per giovare, in un modo o nell’altro, al singolo artefice. La popolazione, anestetizzata da social e reality, assuefatta alla spettacolarizzazione della realtà che spesso supera le più ardimentose fantasie, assiste perplessa con la coscienza in stato catatonico.

In altri tempi saremmo scesi in piazza a protestare, oggi, abituati a tutto, ci limitiamo a sghignazzare e condividere meme. La politica, dal canto suo, non si sbilancia forse perché in parte complice di questo modo di intendere la gestione della cosa pubblica.
Il potere affascina, lusinga e, spesso, cambia le persone che, subito, apprendono le regole del gioco. Quando esplode il caso, si è pronti a correre ai ripari affinché tutto rimanga tale e quale nel buon nome del partito in attesa che la giustizia faccia il suo lungo corso.

Ritornando solo per un istante ai fatti di cronaca politica, Auteri dopo lo scoop del pungolo instancabile La Vardera, ha dichiarato di autosospendersi da Fratelli d’Italia che, pare, con un velato imbarazzo, solo transitorio sia chiaro, abbia tradito lo “stringiamoci a coorte”.
Il destino, sempre pronto a prendersi burla delle vicende delle cose umane, con ogni probabilità lo vedrà partecipare al gruppo misto, proprio insieme a Miccichè e all’irrefrenabile La Vardera. Siamo pronti a scommettere che vedremo delle belle

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